Noi abbiamo un sogno
Oliver Rust & Sandra Pinto | 12. Ottobre 2022

Noi abbiamo un sogno

Seguono i loro sogni, vivono per la loro passione, danno sempre il massimo e incarnano quella filosofia che noi di Porsche Svizzera vogliamo esprimere con il messaggio “Be one of us”: in questa intervista, Sandra Pinto di Basilea, creatrice di contenuti e imprenditrice con un proprio marchio di moda, e Oliver Rust di Zurigo, fotografo e regista, ci svelano cosa li sprona, come fanno il pieno di energia e quali sogni hanno ancora nel cassetto.

Porsche Times: Sandra Pinto, Oliver Rust, come riuscite a iniziare ogni giornata con un sorriso sulle labbra?

Oliver Rust: Anche la mia partner me lo ha chiesto centinaia di volte: “Perché riesci sempre ad alzarti così allegro la mattina?” Ho solo voglia di iniziare, di fare, di creare: mi piace essere attivo. Sicuramente lo devo al piacere che traggo dal mio lavoro, alla sua varietà e alle persone con cui interagisco. Ci sono costantemente delle sfide da affrontare.

Sandra Pinto: Per molti versi la penso esattamente come te, Oliver. Ogni giorno è una sorpresa, per cui devo spesso essere capace di cambiare idea molto rapidamente, un aspetto che mi stimola. Mi piace la spontaneità, il fatto che non sia sempre tutto lineare, anche se questo significa lavorare talvolta dalle 6 alle 23. Cerco sempre di migliorare, di essere un modello e, di conseguenza, di motivare il mio team.

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«A 15 anni immaginavo come sarebbe stato fotografare le persone.»

Oliver Rust

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Com’è la vostra quotidianità professionale?

SP: Faccio tutto io, dalla contabilità alla direzione creativa, fino alla progettazione degli abiti. Cerco di trasmettere questo approccio anche ai miei collaboratori e di coinvolgerli in aree diverse.

OR: Da un anno viviamo nel Toggenburgo in una vecchia casa colonica. Quando sono qui, monto filmati, elaboro immagini, creo moodboard, organizzo il mio lavoro. Invece a Zurigo faccio le fotografie e incontro le persone. Riprendendo molti soggetti sia nelle foto che nei video, i lavori che svolgo sono molto differenti tra loro. Questo rende ogni giorno diverso dal precedente e rende tutto ciò che faccio sempre nuovo e stimolante. Percorrere un solo cammino sarebbe troppo noioso per me.

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«Spesso devo cambiare idea velocemente, un aspetto che mi stimola.»

Sandra Pinto

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Quando avete deciso che non volevate più essere dipendenti ma diventare imprenditori?

OR: Quando lavoravo per mio padre. (Ride.)

SP: Di certo non è una situazione facile! È stato questo a spingerti a diventare un fotografo come lui?

OR: Non esattamente. Non volevo gestire un negozio fotografico come faceva all’epoca, ma uno studio. Ovviamente volevo dimostrargli quanto fossi bravo. Sei stata spinta dalla stessa forza?

SP: No. I miei genitori sono arrivati in Svizzera quando avevo 18 anni. All’epoca non parlavano tedesco e dovevano sempre lavorare molto: questa situazione mi ha motivata.

OR: Ho avuto la fortuna di avviare la mia attività quando ero molto giovane, dopo aver fatto l’apprendistato e alcuni praticantati. Mi godo la libertà, anche se a volte è solo teorica. Apprezzo enormemente la flessibilità di poter lavorare di notte se, ad esempio, il giorno successivo ho un impegno familiare.

SP: Ha molto senso. Penso che si dovrebbe poter lavorare in questo modo in un numero maggiore di aziende. Non controllo mai chi fa cosa e quando, purché i compiti vengano svolti. Anch’io a volte lavoro un po’ la sera per dedicare qualche ora allo sport nel pomeriggio. Quando ero stagista mi sono spesso sentita limitata nel sentirmi dire: “Sei stata assunta per fare questo e non hai voce in capitolo su tutto il resto.” Io non lavoro in questo modo, ho sempre molte idee. Oliver, com’è stato nel tuo caso?

OR: Ho deciso che sarei diventato un fotografo dopo aver ricevuto la mia prima fotocamera,  a 15 anni. All’epoca mi ero immaginato con precisione come avrebbe dovuto essere uno studio e come sarebbe stato fotografare le persone. Ho inseguito questo sogno e l’ho realizzato abbastanza rapidamente quando, dopo aver iniziato in un piccolo studio seminterrato, mi sono trasferito in un altro studio molto più grande.

SP: Come tu avevi il tuo seminterrato, io avevo la mia cameretta. Lì ho confezionato i primi pacchi per il mio marchio di abbigliamento Lamarel.

OR: Hai studiato economia e contemporaneamente creato un tuo marchio di abbigliamento?

SP: No, non lavoravo durante gli studi. All’epoca avevo creato e pubblicizzato il mio blog “Entredois”. Il marchio l’ho fondato più tardi, ma il blog è rimasto molto importante per me.

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Cosa serve per sfrecciare a tutta velocità verso il successo?

SP: Sono disposta a correre dei rischi, ma non mi sono mai buttata in qualcosa a capofitto. Anche la fortuna ha giocato un ruolo importante. Senza la pandemia, il mio marchio Lamarel non sarebbe mai cresciuto così tanto: ero nel posto giusto al momento giusto. Inoltre devi avere un lato un po’ folle, oltre a una forte personalità e tenacia.

Che ne pensi, Oliver?

OR: Bella domanda! In passato avrei detto pure io che ci vuole fortuna. Con il tempo ci credo sempre meno. Il condizionamento da parte dei genitori e il modo in cui si è cresciuti giocano un ruolo importante. Penso che siano molti i fattori da tenere in considerazione. Sandra, tu hai visto un’opportunità e l’hai colta: per me non ha nulla a che vedere con la fortuna. Ogni situazione comporta determinate sfide. Alla fine ci vogliono passione, resistenza e fiducia in se stessi, oltre a un lavoro in cui puoi identificarti.

SP: Forse “fortuna” non è la parola giusta, ognuno di noi è un po’ predestinato. In ogni caso per riconoscere e cogliere le opportunità devi assolutamente avere fiducia in te stessa.

OR: Esattamente! Ci vuole anche coraggio. Devi cogliere le opportunità, anche se hai paura. All’epoca, quando volevo sfondare nella fotografia per la moda, mi presentai con il mio book da Companys, un marchio di abbigliamento di Zurigo. Quando mi chiesero se mi sentissi all’altezza, mi dissi, dentro di me: “Assolutamente no!” Ma senza scompormi esclamai: “Ovviamente sì!”. Dopo aver ottenuto il lavoro, sono salito in auto e ho chiamato subito un amico fotografo:

“Andreas, ho bisogno del tuo aiuto!”

Cosa vi motiva e vi ispira?

SP: La mia curiosità. I miei studi di economia erano molto incentrati sulla matematica, così ho aperto il mio blog. Mio padre è stato un grande modello, mi diceva in continuazione: “Fallo! Provaci!” Semplicemente mi interessa troppo.

OR: Anche nel mio caso, è la grande variabilità del lavoro a motivarmi.

SP: Mi motiva anche sapere che ci sono persone disposte ad alzarsi la mattina per lavorare per il mio marchio.

OR: Mi impegno sempre al massimo per ogni cliente, sono fatto così. Tuttavia, trovo entusiasmante poter fornire sempre nuovi input e dare così un nuovo impulso al mio marchio. Sono anche motivato e ispirato dal fatto di interagire con persone e caratteri così diversi. Per un cliente faccio regolarmente foto in una casa di riposo, dove ogni volta vivo dei momenti molto belli e toccanti.

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Quand’è che rallentate o “cambiate marcia”?

OR: Ovviamente davanti a una curva! (Ride.)

SP: Il mio compagno mi dice sempre quando “scalare la marcia”. Io difficilmente me ne rendo conto.

OR: Vorrei avere abbastanza energia e tempo non solo per il lavoro, ma anche per la famiglia. Se sono esaurito, ne risentono tutti. Per questo trovo importante stare in mezzo alla natura. Un’ora nel bosco o un bagno nel Thur sono sufficienti per rimettermi in carreggiata.

In quale altro modo ricaricate le batterie?

SP: Una nuotata nel Reno aiuta nel breve periodo. Altrimenti vado in Portogallo, in campagna, dove posso rilassarmi.

OR: Nel quotidiano mi aiuta l’ossigeno. Dopo quattro o cinque minuti di respirazione profonda, torni con i piedi per terra. Per il resto, mi prendo un po’ di tempo per me stesso ogni mattina. Un breve allenamento, il qi gong, la meditazione: grazie a loro evito di esaurirmi o di perdere creatività.

SP: Sarebbe davvero l’ideale! Per me la sfida più grande al momento è quella di staccare la spina. A volte faccio una passeggiata con il cane o ascolto la musica e attivo la modalità aereo sul cellulare.

«Percorrere un solo cammino sarebbe troppo noioso per me.»

Oliver Rust

Anche voi fate “sogni da Porsche“?

SP: Sì. Se mi sposerò l’anno prossimo, come previsto, vorrei fare un viaggio in auto con una 911 d’epoca. È così ricca di storia e ha un così grande stile!

OR: Ho una bacheca con le cose che vorrei realizzare. C’è anche una Porsche 912 verde, incredibilmente elegante, tratta dal film “Spy Game”. Un altro sogno si è già realizzato: per uno dei primi appuntamenti con mia moglie, presi a noleggio una 911 Turbo.

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